Perché un gioco?

Perché usare un gioco nel contesto di una convention o di un seminario formativo?

Le attività di gioco hanno diversi obiettivi

a) Motivare
b) Costruire gruppo
c) Generare senso di appartenenza all’azienda
d) Costituire un momento di divertimento, di relax e di sdrammatizzazione per alleggerire la fatica della convention
e) Festeggiare


Motivare

Vuol dire generare energia ed entusiasmo, “voglia di fare” sia nei lavori della convention sia in seguito sul campo. La motivazione nasce sia dal valore metaforico del tema proposto, sia dallo stimolo della competizione, sia dal contorno scenografico (soprattutto dalla musica). Ci sono altri due aspetti che aiutano l’entusiasmo: la presenza di tanti colleghi che si danno da fare insieme a me in un clima festoso; l’impegno dimostrato dall’azienda nell’organizzare attività coinvolgenti.
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Costruire gruppo

Molte delle attività su cui si basano i giochi hanno lo scopo di accompagnare i partecipanti a conoscere meglio i loro colleghi, sperimentare l’utilità del team, riconoscere le proprie modalità di lavoro di gruppo e sperimentarne di nuove, impegnarsi per il futuro. Si accompagna la crescita dei gruppi in modo da facilitarla, proponendo attività adatte alle successive fasi di maturità in cui i gruppi verranno a trovarsi. La crescita dei gruppi risponde sia a logiche interne alla convention (ottenere team funzionali durante le attività), sia a una funzionalità reale a lungo termine, sul campo.

La difficoltà iniziale nella creazione di un gruppo efficace sta soprattutto nella resistenza a farsi conoscere realmente dagli altri; d’altra parte, senza la conoscenza reciproca non può nascere quella reciproca fiducia basata sulla consapevolezza delle capacità e dei limiti di ciascuno, che è il principale motore dell’efficacia di un gruppo di lavoro. L’iniziale resistenza ad aprirsi agli altri si esprime in vari modi: col silenzio, con le chiacchiere vaghe (manifestazione di una certa ansietà nei confronti del silenzio), ma anche, da parte di alcuni, con una convivialità debordante (barzellette, scherzi…) che ha la funzione di ‘fuoco di sbarramento’ nei confronti degli altri. Per innescare un processo di comunicazione virtuosa – che aiuti tutti a parlare tranquillamente di se stessi, delle proprie esperienze, preferenze ecc. – vengono proposte attività che si situano propro all’inizio della convention: per esempio la scoperta di punti comuni a tutti i commensali di uno stesso tavolo, o l’illustrazione di una maglietta con il proprio eroe. Mentre la prima si esaurisce la sera stessa, la seconda (che pure ha una funzione socializzante nella messa in comune delle risorse, p. es. dei pennarelli colorati o delle abilità pittoriche) solitamente viene ripresa il giorno dopo, con modalità formali, come primo momento di costituzione dei gruppi di lavoro. E’ importante che le modalità di scambio di informazioni siano formalizzate, proprio per evitare le difficoltà sopra accennate. Perciò ai partecipanti -divisi per gruppi – verrà chiesto di alzarsi in piedi, descrivere il disegno della mglietta, raccontarne i motivi e le storie, sollecitare una domanda a testa dagli altri. Poi ciascuno regalerà a ciascun altro componente del gruppo un motivo per cui gli piace la sua maglietta, e riceverà in cambio un ringraziamento. Sarà quindi anche una sorta di cerimonia fondante del gruppo.

Le altre attività avvengono di solito nell’ambito di gruppi man mano più numerosi – sempre al fine di facilitarne la crescita. Ognuno potrà partecipare come gli è congeniale alle attività del suo gruppo. Trattandosi di attività pratiche, i comportamenti saranno osservabili sia in corso d’opera sia nelle caratteristiche e qualità dei manufatti ottenuti, che diverranno un modello tridimensionale e un simbolo del lavoro di gruppo effettuato. Queste attività verranno seguite dalla fase di debriefing, fondamentale per creare consapevolezza e apprendimento rispetto al teamwork.

Infatti, nella pratica quotidiana la stragrande maggioranza delle disfunzionalità all’interno di un gruppo è generata non dalla incapacità o cattiva volontà dei componenti, ma al contrario dalla convinzione di ognuno di stare facendo del proprio meglio, accompagnata dalla mancata consapevolezza di mettere in atto comportamenti non funzionali, o dalla scarsa elasticità nel modificarli. Non si parla infatti di comportamenti ‘giusti’ o ‘sbagliati’, ma di consapevolezza situazionale sulle conseguenze dei nostri comportamenti e sulla percezione che ne hanno gli altri componenti del gruppo.

Con l’aiuto di apposite schede, il debriefing porterà a ricostruire i comportamenti agiti durante il gioco, a ricevere un feedback dagli altri sui comportamenti di ognuno, a riconoscere e discutere credenze e modelli più o meno depotenzianti su cosa ‘si può, non si può, si deve e non si deve’ fare all’interno di un gruppo.

Compito di un ludo – formatore sarà aiutare a riconoscere i propri comportamenti e il loro impatto; facilitare il feedback (e anche aiutare ad apprezzarne la fondamentale funzione per la crescita degli individui e del gruppo, esorcizzarne la paura, stimolarne la richiesta anche nella vita di tutti i i giorni); indurre la sperimentazione di nuovi comportamenti durante la fase successiva dei giochi; fornire casi, modelli e razionalizzazioni; proporre un piano di miglioramento per il periodo successivo alla convention. Per il debriefing i partecipanti saranno divisi in team, corrispondenti ai gruppi ‘naturali’ che interessano l’azienda (per es. aree geografiche).
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Generare senso di appartenenza all’azienda

Di solito è bene terminare con uno sforzo corale di tutti i partecipanti per sottolineare l’importanza di appartenere all’azienda, per rinforzare il patto reciproco tra l’organizzazione e i singoli: l’azienda è l’insieme delle persone, delle strutture, delle procedure, dei prodotti…: l’organismo che ci permette di ottenere i risultati che desideriamo. Per questo ci sarà competizione ma non ci saranno vincitori o perdenti: solo persone che contribuiscono in grado diverso al raggiungimento dell’obiettivo comune. Una dichiarazione di questo tenore – che detta così suona un po’ enfatica – assume tutt’altro valore se invece che ascoltarla la si vive: l’impatto emotivo è più intenso.
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Costituire un momento di divertimento, di relax e di sdrammatizzazione per alleggerire la fatica

Potersi rilassare ogni tanto è anche indispensabile per lavorare meglio, e i giochi hanno anche questa funzione: non di allentare la tensione, ma di sdrammatizzarla grazie al divertimento. Perciò molte delle attività sono relativamente poco normative, divertenti e un po’ scanzonate – in modo da lasciare tutti un po’ più liberi del solito. Il coinvolgimento, l’energia e l’attenzione nascono dalla voglia di divertirsi, dalla curiosità, dalla competitività.

Sdrammatizzare un poco il prodotto è anche una dimostrazione di affetto nei suoi confronti..
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Festeggiare se stessi e il prodotto

Non sono molte le occasioni in cui ci si può ritrovare tutti insieme per festeggiare i risultati ottenuti (nelle aziende, poi, spesso si è più bravi a rimproverarsi che a congratularsi). Il grande applauso finale diventa un rito di congratulazione reciproca, beneaugurante nei confronti del prodotto neonato. Per questo le fasi finali saranno anche un po’ solenni…

Le persone, inoltre, tendono a ricordarsi di più come va a finire che non come si è cominciato: in termini narrativi, andiamo a cercare un lieto fine ricco di entusiasmo che influenzi positivamente il ricordo e il ritorno sul campo dei partecipanti.
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L'USO DEL GIOCO E DELLA METAFORA NELLA FORMAZIONE, NEGLI EVENTI E IN ALTRE STORIE AAA